I misteri dei Medici: la Villa di Cerreto Guidi

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Per fare un articolo serio (o pretenziosamente presunto tale) dovrei iniziare spiegandovi la storia della villa, parlarvi della sua architettura, della provenienza degli arredi e dell’uso che della magione si è fatto per secoli, concludendo con la modalità di accesso al museo… ma so che quello che incuriosisce di più il lettore è sempre il segreto, il mistero, il gossip legato a un certo luogo vecchio di secoli… e quindi inizierò proprio da <<La più saggia di Florentia e la più bella>>, Isabella, celebrata ogni anno nell’evento  https://www.lanottedisabella.com/. Le altre informazioni le troverete, comunque, alla fine di questo articolo, con cui mi auguro di avervi intrattenuto!

Leggende e realtà storiche

La leggenda più nota – e che dà fama alla villa – è quella dell’omicidio di Isabella, che sembrava essere avvenuto proprio all’interno di quelle mura, nella sua camera color sangue.


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Fino alla seconda guerra mondiale, nel museo si conservava addirittura il cappio con cui sembrava che fosse stata impiccata dal marito, geloso della relazione tra sua moglie e suo cugino.

Isabella era figlia di Cosimo I, la sua figlia più amata e una delle donne più colte del suo tempo, conosciuta e apprezzata nelle corti italiane ed europee. Abile diplomatica e amante dell’arte, si occupò di mecenatismo come tutta la sua famiglia. Fu data in sposa a 14 anni a un membro della famosa famiglia romana degli Orsini (Paolo Giordano), che si dice fosse tanto brutto quanto abile in battaglia. La coppia ebbe due figli, ma i coniugi furono sempre separati per lunghi periodi, perché impegnati l’una con la diplomazia e il mecenatismo, l’altro con le armi.

La loro corrispondenza però è ben documentata e frequente, sebbene piuttosto fredda, secondo il parere di alcuni. Paolo Giordano ebbe un’amante prediletta, Vittoria Accoramboni, e Isabella intrattenne fino a tarda notte letterati, poeti, musicisti e aristocratici, animando il salotto culturale più alla moda di Firenze.

Isabella morì davvero nella Villa di Cerreto Guidi e a soli 34 anni. Il fatto curioso è che fin da subito si diffusero cronache e lettere che riferivano dell’uxoricidio (una tra tante quella dell’ambasciatore di Ferrara, che scrive: <<La signora donna Isabella poi fu strangolata dal mezzo giorno havendola mandata a chiamare il signor Paolo>>). Non solo nel nostro secolo siamo affascinati dalle storie a tinte fosche, già nell’800 la storia di Isabella fu ripresa e romanzata dalla letteratura romantica e lei fu descritta di volta in volta come una donna promiscua, come l’amante incestuosa di suo padre o come la vittima di un marito crudele.

La realtà, accertata da recenti studi storici, come sempre accade è meno spettacolare, ma – e questo è raro – stranamente è più tenera: Isabella morì sì a Cerreto Guidi, ma di una malattia ai reni.

Il marito, Paolo Giordano Orsini, era costantemente preoccupato della sua salute e le inviava numerose e amorevoli lettere. Nella speranza che un’intercessione divina potesse salvarla, commissionò un quadro – appeso oggi nella sua camera a Cerreto – che raffigurava Isabella al centro con tutta la sua famiglia intorno, come se fosse la Vergine Maria con in braccio Gesù bambino e gli apostoli.


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Questo quadro prova non solo l’interesse di Paolo Giordano per la moglie, ma anche e soprattutto che la malattia di Isabella fosse nota da tempo.

Si è scoperto quindi che le maldicenze erano opera dei detrattori della famiglia Medici e che la morte prematura di Isabella fu inevitabile, perché all’epoca non esistevano cure adeguate.

Non bisogna dimenticarci infatti che la questione della gelosia è un’ottica romanzesca e se vogliamo contemporanea: la norma per l’epoca era quella di contrarre matrimoni per gli interessi di stato e avere amanti per gli interessi privati. La rarità - e questa è un’altra piccola chicca che le abili guide della Villa vi racconteranno - è Francesco I (fratello di Isabella) che amò a tal punto la sua amante, la veneziana Bianca Cappello, da non voler sposare altri che lei dopo la morte della sua prima moglie, la fredda e poco attraente Giovanna d’Austria. Alla Villa si può ammirare anche il ritratto di Bianca, posto di fronte a quello di Giovanna.

A chi visita la villa – invece – fa molta più impressione la storia di Maria Maddalena, la figlia deforme che visse reclusa nella residenza fiorentina della famiglia (Palazzo Pitti) e che non visitò mai la Villa di Cerreto. Di lei resta il ritratto (appeso proprio a Cerreto), che la raffigura con una chiave in mano: triste ironia, perché non le era permesso possedere la chiave per aprire le sue stanze e mostrarsi liberamente in pubblico.



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Maria Maddalena era nipote di Cosimo I, figlia del suo quinto figlio maschio, il cardinale Ferdinando I, che divenne Granduca nel 1587, dopo la morte di Francesco I, fratello di Isabella. Maria Maddalena era l’ottava figlia di Ferdinando, costretto a sposarsi con Cristina di Lorena per assicurare una discendenza alla casata Medici. Maria Maddalena era una figlia scomoda per la casata, perché nata deforme e con un ritardo nello sviluppo cognitivo. Nessuno della famiglia si aspettava che vivesse a lungo, infatti fu battezzata addirittura dopo aver compiuto 9 anni. Per i nobili era un’onta quella di avere in famiglia un figlio/a deforme e dunque la necessità primaria era quella di tenerla nascosta. A 21 anni fu fatta entrare nel Convento della Crocetta (anche se non prese mai i voti) e per lei e le sue dame di corte furono costruiti dei passaggi che da Palazzo conducevano alla Basilica della Santissima Annunziata e che le permettevano di assistere alla messa al riparo dagli sguardi dei curiosi. Alcune fonti riportano che Maria Maddalena, non potendo vivere a corte, ne creò una tutta per sé in questi “corridori” a lei dedicati e che – con l’appoggio del fratello Cosimo II e della cognata – poté condurre una vita adeguata al suo rango, anche se sempre separata dal mondo, al quale non le è mai stato permesso di mostrarsi.

Curiosità su arredi e oggetti della Villa

I Medici acquistarono la villa e i terreni circostanti perché erano rinomati per essere un ottimo territorio di caccia, ma non usarono mai l’edificio come residenza stabile. Questo significa che i loro servitori erano costretti – loro malgrado – a trasportare ogni volta i pesanti cassoni (le valigie dell’epoca) da una villa all’altra ogni volta che la corte decideva di spostarsi. Anche gli arazzi venivano sempre trasferiti da un luogo all’altro, perché erano non solo una decorazione mirabile, ma anche un ottimo isolante termico, davvero utile per non disperdere il poco calore generato dai camini negli enormi palazzi. Infatti fidatevi che anche con 22 gradi all’esterno, le stanze risultano freddine, tranne quelle in cui sono appesi gli arazzi, che regalano un piacevole tepore.



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Di arazzi, la villa ne conserva di pregevoli. Cosimo I, dimostrando ottime attitudini imprenditoriali, chiamò i maestri fiamminghi ad insegnare ai fiorentini quest’arte, in modo che la produzione potesse essere fatta anche nel territorio toscano.

Dobbiamo dunque immaginare che queste dimore erano per lo più vuote per la maggior parte dell’anno e che prendevano vita quando i padroni andavano ad occuparle.

La villa oggi ospita anche il Museo Storico della Caccia e del Territorio che offre ai visitatori una raccolta ampia e curiosa di armi d’epoca.

Un oggetto che senza dubbio colpisce i fan del Signore degli Anelli è la “lama che fu spezzata”; l’oggetto che vedete in foto non è né di Peter Jackson né di Isildur, ma di Francesco Gonzaga, marito di Isabella d’Este e personaggio realmente esistito e degno di grandissimo onore.



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I Medici erano notoriamente dei collezionisti di miscellanea e il museo ne riproduce con estrema accuratezza questo aspetto: i visitatori potranno godere di affreschi che raffigurano l’Antico Egitto, così come di una sala di dipinti in stile arabeggiante e perfino di Antichità Romane e di Epoca Imperiale adagiate in giardino come si usava ai tempi del Rinascimento, periodo storico in cui la possibilità di camminare tra le statue antiche evocava automaticamente la consapevolezza di dimostrare la specificità umana e di perpetrare la continuità della civiltà in un mondo che, tramite l’arte, esprimendo le capacità dell’uomo, celebrava la grandezza di Dio, suo creatore.


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Brevi accenni alla storia della Villa

La Villa Medicea di Cerreto Guidi è stata costruita sulle rovine del castello dei conti Guidi della Guerra, ramo principale di una casata che possedette Toscana e Emilia prima della discesa in Italia del Barbarossa. Il toponimo del paese, Cerreto Guidi, infatti celebra gli antichi proprietari.

Cosimo I, che ricordiamo essere un Medici appartenente a un ramo cadetto (perché figlio di Giovanni delle Bande Nere), fu il principale fautore del rinnovamento politico e artistico della Toscana del ‘500. Acquistati i possedimenti dai Conti Guidi (citati nella Commedia di Dante, ma ormai da tempo decaduti), ristrutturò la proprietà e ne fece una Tenuta per la caccia, avendo saputo che le paludi dei dintorni erano luoghi rinomati.

Ebbe un assetto più residenziale sotto altri membri della casata Medici (intorno al 1671); fu poi venduta dai Lorena, che la acquisirono dopo la morte di Anna Maria Luisa de’ Medici, l’ultima discendente della famiglia. Dopo vari passaggi di proprietà, pervenne ai marchesi Geddes da Filicaia, antichissima famiglia originaria di Pontassieve (FI), che ristrutturò il piano terra della villa. Infine Galliano Boldrini, un ingegnere di Cerreto, la acquistò nel 1966 per poi donarla 3 anni dopo allo Stato Italiano.

Accesso alla Villa

Molte delle ville medicee sono ormai state vendute a privati che ne hanno ricavato hotel di lusso, altre sono purtroppo in decadenza e declino. Fortunatamente, invece, questa dimora costruita intorno al 1566 è patrimonio dello Stato e fa parte dell’iniziativa Domenica al Museo, del Ministero della Cultura https://cultura.gov.it/domenicalmuseo.

Sia l’ingresso, che la visita guidata sono completamente gratuiti anche per il resto dell’anno e si chiede in cambio ai visitatori solo una firma (è importante dimostrare che il luogo è frequentato, per assicurarsi i fondi per la conservazione).

Sono visitabili il giardino con antichità romane, i due piani nobili, la cappella e l’ingresso privato alla chiesa adiacente.


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